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ADHD e la Disforia Sensibile al Rifiuto o RSD

Disforia sensibile al rifiuto

Che legame che c’è tra l’ADHD e la disforia sensibile al rifiuto o RSD.

La RSD è caratterizzata da un elevata e dolorosa emotività quando si pensa di venire rifiutati o criticati dagli altri, un altro trigger è invece la percezione di non essere all’altezza degli standard e aspettative altrui.

Si definisce disforico un qualcosa con il quale è difficile convivere, ovviamente a tutti non piace essere rifiutati criticati e soprattutto capita a tutti noi di sentirsi, a volte meno degli altri, meno belli, meno bravi, non all’altezza e così via…  

Una persona neurotipica farà di certo meno fatica ad accettare la situazione e per questa persona sarà più facile andare avanti, andare oltre, lasciarsi scivolare addosso questa situazione.

Quando si ha una persona che soffre di un RSD, queste emozioni saranno davvero dolorose, tanto da provocare un episodio lungo e difficile da superare.

Quasi il 100% delle persone con l’ADHD soffre di un RSD. Questa è una statistica molto alta ed ha a che fare con la disregolazione emotiva tipica dell’ADHD di cui abbiamo parlato ampiamento su questo sito.

Questo infatti va a spiegare perché per una persona con l’ADHD è molto difficile lasciare andare determinate situazioni, è molto difficile andare oltre senza soffrire in maniera emotiva perché, appunto, per una persona con l’ADHD le emozioni che vengono provate in un determinato momento sono più intense, negative o positive che siano.

Spesso abbiamo fatto riferimento ad internalizzazione dei sintomi.

Quindi come potete immaginare anche per quanto riguarda l’RSD i sintomi vengono internalizzati e un RSD internalizzato ed in comorbilità con l’ADHD ricorda in particolar modo una tipologia di disturbo bipolare che è il disturbo bipolare a cicli rapidi.

Questo ovviamente porta a diagnosi errate, infatti una diagnosi di questo genere è sbagliata perché gli sbalzi emotivi non sono dovuti a cause interne come accade nel disturbo bipolare, bensì alla disregolazione emotiva causata dall’ADHD.  A volte poi si vedono RSD estremamente esternalizzati riconoscibili con eventi come estrema rabbia e frustrazione nei confronti dell’oggetto che ha causato la reazione emotiva o della persona, insomma, dipende dalle situazioni.

Negli adulti un RSD fa sì che si anticipi il rigetto da parte degli altri e questo mette il nostro cervello e di conseguenza il nostro corpo in uno stato di allerta generale così che si va a fare di tutto per evitare di essere appunto rifiutati o criticati in generale e si vanno ad attivare dei meccanismi di coping disfunzionali.

Sempre nell’adulto, un RSD si può manifestare con paura di provare cose nuove di iniziare nuove attività paura di fallire e perfezionismo disfunzionale e in questo caso il fare di tutto per piacere agli diventa il tipico meccanismo disfunzionale di coping che si vede abbastanza frequentemente.

Dato che molte persone con l’ADHD soffrono di un RSD, possiamo dire che la RSD è parte integrante dell’ADHD anche se una RSD può essere sviluppato dopo traumi infantili relazioni tossiche oppure quando si cresce in famiglia con delle dinamiche emotive diciamo poco funzionali. Quindi come ci liberiamo di un RSD? Sappiamo che l’ADHD è lì e dobbiamo semplicemente farci i conti durante il corso della nostra vita però la RSD decisamente può essere eliminato.

Generalmente nei pazienti con l’ADHD per trattare la RSD basta l’uso dei farmaci stimolanti. Questo accade perché nell’ADHD la paura di fallire è legata generalmente al non fidarsi delle proprie capacità di memoria, le proprie capacità di ricordarsi determinate cose, invece per quanto riguarda il lato sociale l’insicurezza è associata al fatto che il comportamento di una persona con l’ADHD di solito va oltre le convenzioni sociali che noi conosciamo.

Con tutte le esperienze negative avute durante la propria vita queste persone di solito sviluppano degli schemi cognitivi che li portano a pensare: “io sono diverso, io ho qualche problema – Ma cosa c’è di sbagliato in me?”

Queste sono tutti tipici schemi cognitivi. Quindi di solito quando il farmaco agisce è la persona con l’ADHD si stabilizza, inizia a capire che può ricordare le cose, può stare seduto, può evitare di parlare sopra gli altri e quindi rispettare queste convenzioni sociali, lavorare, andare bene a scuola e così via.

Così l’RSD diventa sempre più piccolo rispetto a quello che è l’ADHD.

Vorrei precisare che gli episodi di RSD per una persona non neurotipica sono davvero stressanti ed è sicuramente più difficile uscirne per questo motivo la terapia da sola ci mette un po’ più tempo.

Con questo voglio semplicemente dire nel caso voi stiate percorrendo un percorso terapeutico per un RSD di non demoralizzarvi, appunto abbiate un po’ più di pazienza.

L'Autore

ADHD Universe Redazione

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